Il Piano Storico
Dopo aver visto le statistiche inequivocabili che attestano il progressivo tramonto delle strutture sociali coppia e famiglia, proviamo a fare un passo avanti e analizziamo un po’ di storia. Per un fenomeno di questa entità, che riguarda l’intervenuta labilità/instabilità dei legami di coppia, occorre supporre, come per ogni fenomeno umano complesso, una concatenazione di piani interagenti che concorrono a determinare tutti i cambiamenti in oggetto.
Si tratta, in fondo, di comprendere, come mai negli ultimi decenni sia venuto meno – per usare una metafora chimica – quel fattore coagulante che rendeva solida ciò che ora è invece evanescente o liquida, cioè la struttura socio-relazionale della coppia contemporanea.
A guardar bene, ciò che è più vistosamente cambiato non è la ricerca della vita di coppia: gli individui infatti continuano copiosamente a cercarsi per fare coppia (o perlomeno tentarlo), con la medesima e forse maggiore frequenza rispetto ad epoche precedenti dove la sperimentazione relazionale era, per motivi culturali, spesso interdetta. Allo stesso modo, anche l’importanza assoluta ed intrinseca attribuita alla famiglia come valore e istituzione, non sembra essere calato nelle opinioni degli individui contemporanei.
Ma se allora coppia e famiglia continuano a rappresentare, come strutture valoriali, una sorta di “oriente” ancora stabile e luminoso che direziona i percorsi, cosa è veramente cambiato e cosa sta cambiando?
Le variabili che appaiono implicate sono la durata, la solidità/stabilità e la continuità delle coppie stesse, in definitiva le sue regole d’ingaggio: sono queste le fondamentali variabili che osserviamo cambiare vistosamente.
In una sola generazione, sotto i nostri occhi, con una rapidità impressionante, e senza che questa rivoluzione facesse rumore, anzi, con il massimo della naturalezza possibile, il fattore coagulante dell’essere in coppia ha mutato radicalmente le sue coordinate, le sue reazioni chimiche, il suo aspetto interno ed esterno, senza che questa vistosa e profonda mutazione sia stata intercettata nella sua globalità da analisi e valutazioni che ne rendessero intellegibili i processi e le cause.
Proviamo allora a fare un sintetico excursus dei vari piani in gioco nel tentativo di rintracciare le principali cause favorenti questo cambiamento.
Unione d’amore, unione frammentaria
Del tutto impensabile oggi per gli individui di una coppia occidentale immaginare di escludere il fattore “amore” nella scelta del partner. Certo, anche oggi esistono le unioni fondate su interesse e calcolo, o le unioni fondate su altri bisogni primari, come la fine della solitudine, la libertà, la fame, etc., ma a parte queste eccezioni, nell’immaginario collettivo di ognuno l’innamoramento e l’amore sono l’indispensabile cemento per i membri della coppia senza il quale non può aver luogo alcun discorso di coppia.
Pensiamo perciò che sia sempre andata così, ma è esattamente il contrario, l’unione d’amore è piuttosto recente nella storia dell’umanità: amore e innamoramento non hanno quasi mai costituito, nella storia dell’umanità, il fattore essenziale della formazione delle coppie. L’amore romantico diventa ingrediente sempre più centrale per la formazione delle coppie solo dal XIX secolo in poi (Francois de Singly), prima nelle classi alte della società, e diventa cultura diffusa solo nel corso del XX secolo ed in special modo dall’ultimo dopoguerra fino ad oggi.
Nel libro “Le nuove famiglie” la sociologa della famiglia Anna Laura Zanatta, analizza le diverse e nuove forme di unioni matrimoniali (e non) che caratterizzano le famiglie contemporanee.
Il panorama che emerge è quello di una galassia, sempre mutevole, di forme-famiglie[1] nate a seguito della profonda crisi che attraversa da decenni l’istituzione matrimoniale.
Zanatta nota la curiosa coincidenza tra la crisi del matrimonio e l’affermazione, nella cultura e nelle consuetudini, del matrimonio d’amore: “Paradossalmente l’aver posto l’amore romantico, cioè un corrisposto sentimento di dedizione profonda, a fondamento del matrimonio nella società contemporanea a rendere più fragile di un tempo l’unione coniugale. Nelle società del passato in cui, in tutte le classi sociali, il matrimonio era un’alleanza tra famiglie e i sentimenti degli individui erano del tutto irrilevanti, la stabilità matrimoniale era garantita appunto dagli interessi – economici e di potere – che stavano alla base di tale alleanza. Ora il matrimonio di amore ha preso il posto di quello combinato, le aspettative di felicità della coppia sono molto aumentate. L’unione rischia di perdere la sua ragion d’essere quando il sentimento amoroso viene meno. E poiché sono indeboliti i valori tradizionali, l’unione coniugale si rompe più facilmente di un tempo. La molteplicità dei modelli familiari esprime dunque il pluralismo culturale della società di oggi, cioè in sostanza i diversi modi di dare significato all’esistenza e di concepire la felicità individuale e di coppia”.
In passato dunque l’unione permanente finalizzata alla formazione di una famiglia orientava decisamente le tipologie di scelte, decisioni e parametri per le quali il coinvolgimento sentimentale dei futuri coniugi non appariva affatto essenziale.
Laddove abbiamo dismesso nella nostra epoca le precedenti regole non scritte della “combine” tra famiglie, il criterio nella scelta di partnership sembra aver preso decisamente la strada dell’amore romantico.
Ma se è l’obiettivo – la formazione della famiglia – che direziona il campo delle scelte, fin dentro i sentimenti, quali sono gli obiettivi degli individui e delle coppie contemporanee e quali criteri seleziona?
Diventa qui assolutamente palese il mutamento di coordinate – di regole d’ingaggio – che vede le coppie contemporanee costrette in ben poco tempo (in termini psico-antropologici) a riconfigurare radicalmente i loro itinerari e le loro rappresentazioni della vita in coppia. L’amore romantico tra due persone, che appare come elemento di forza nella stabilità della coppia, sembrerebbe invece produrre o comunque concorrere a realizzare (assieme naturalmente ad altre variabili sociali) una frammentazione sia della struttura di coppia che della forma-famiglia che non trova per il momento nessuna ricomposizione.
Tra tradizione e modernità: una prospettiva antropologica
Sappiamo viceversa, dagli studi storico-antropologici, che nelle società del passato le unioni fondate sull’amore passionale non appartenevano affatto al dominio della coniugalità, quanto piuttosto ad un registro assolutamente diverso di unione intrinsecamente contrario alla stabilità. In antichità (ed in parte ancora oggi) tra i greci, latini, semiti, indù, arabi, giapponesi, l’amore passionale rappresentava una pericolosa perturbazione dei legami familiari (Menarini R., Amaro C., 1999). I legami familiari (sia coniugali di alleanza, sia di filiazione) andavano protetti in ogni modo in quanto presiedevano al transgenerazionale, alla formazione delle generazioni future. Il transgenerazionale a sua volta era, attraverso la costruzione dei miti religiosi di tipo familistico, alla base della formazione stessa della società.
Ciò era ben visibile nella società latina dove tra gens, matrice familiare, ed ethnòs, matrice sociale, vi era totale sovrapposizione e dove, per Seneca, la madre di famiglia doveva essere intesa come una vera e propria funzionaria pubblica in quanto donatrice di prole alla società: mater-munus (da cui la parola matrimonio) significava infatti, dono della madre (Menarini R., Amaro C., 1999).
Il mito familiare che ogni civiltà antica ha costruito intorno all’unione coniugale finalizzata alla generatività rappresenta una difesa socio-antropologica a protezione della stabilità delle istituzioni.
Cosa è accaduto per cui oggi ci ritroviamo un capovolgimento delle coordinate così radicale tale per cui ciò che prima rendeva instabile la coppia oggi è rappresentato da ognuno come il pre-requisito essenziale di una coppia?
Occorre qui, a questo punto, ricostruire alcuni macro-passaggi che hanno condotto nella storia all’ascesa dell’individuo e della sua incessante e inalienabile ricerca della felicità. È infatti nell’humus della ricerca della felicità, dell’autodeterminazione dell’individuo che sembrano articolarsi quei passaggi di cui stiamo parlando.
I saperi storico-antropologici c’insegnano che nella lunga transizione dal mondo antico a quello moderno, dacché l’individuo era determinato e totalmente iscritto nei legami di appartenenza dei propri gruppi sociali di riferimento, si è passati all’individuo che sceglie e determina i propri legami sociali e si considera (a torto o a ragione) fautore del proprio destino.
Esiste però un’ampissima storia pre-individuale che occorre interrogare nella quale, secondo Marcel Gauchet (2002), si può parlare di “personalità tradizionale”, che corrisponderebbe agli universi sociali anteriori all’individualismo“ordinata attraverso l’incorporazione di norme collettive, […] un’incorporazione che si forma nelle società che si fondano sull’iniziazione, ossia un processo sociale attraverso il quale si realizza l’assegnazione simbolica a uno status di età, di sesso o di rango […] L’ante-individuo è letteralmente costituito dalla norma collettiva che porta in sé. Da essa provengono una sicurezza e una solidità che lo rendono effettivamente capace di determinarsi da sé all’interno del quadro ricevuto”.
La personalità moderna invece “nasce nella solitudine del proprio pensiero così come il pensiero nasce nella solitudine del soggetto. […] Emerge un individuo pensante che si autocrea e si autoafferma” (D. Marcelli, 2003) “è l’età dell’oro della coscienza e della responsabilità, un’età d’oro che comporta chiaramente come contropartita logica la messa in evidenza di un inconscio in cui si rifugia la parte simbolica che non ha più spazio nel funzionamento collettivo, in cui le regole del diritto sostituiscono l’autorità delle usanze e degli dei” (M. Gauchet, 2002).
“Nel mondo occidentale l’individuo avanza maestosamente, trionfando nella propria vita, pensando di non dover rendere conto a nessuno se non a sé stesso. […] La sua libertà, un principio fondamentale ripetuto ogni giorno, non sopporta altri limiti al di fuori di quelli scelti e decisi da lui stesso. […] Il nostro pensiero ci appartiene, come il nostro corpo, e nessun altro al di fuori di noi ha su questo pensiero e su questo corpo un diritto superiore al nostro. Questa credenza è condivisa da coloro che ci circondano e questa condivisione rafforza la nostra convinzione e la nostra credenza. E’ questo il paradosso dell’individualità!” (D. Marcelli, 2003).
Diventando l’individuo fautore del proprio destino, s’indeboliscono di conseguenza i legami di appartenenza iscritti sotto l’egida del codice tribale e fraterno, ma s’indeboliscono parallelamente anche i legami di alleanza che si pongono invece sotto l’egida della differenza dei sessi e delle appartenenze familiari e che sono, secondo gli antropologi, i legami sociali propedeutici alle unioni coniugali[2].
Torniamo dunque, dopo questa traiettoria, all’amore romantico come pietra angolare dell’unione coniugale contemporanea.
Se l’amore romantico rappresenta il principale obiettivo socialmente sedimentato a fondamento delle odierne coppie, quali criteri di unione stabile esso è in grado di generare nell’epoca del tramonto/indebolimento dei legami sociali (e nella fattispecie dei legami di alleanza)?
Cosa diventa un rapporto subito dopo i primi mesi di innamoramento? Quali obiettivi comuni è possibile porsi? Dove rintracciare il senso dello stare assieme al di là delle gratificazioni personali e di coppia (finite le quali finisce la coppia)?
L’esperienza ci suggerisce piuttosto che una coppia che intenda rimanere assieme più di pochi mesi, ed intenda darsi slancio in progetti non effimeri, si ritrova oggi a fare tutta una serie di operazioni mentali e non, che però vanno ascritti sempre alla responsabilità e autodeterminazione dei singoli o della singola coppia (e non più alle regole non scritte della società), alla loro capacità di ridurre drasticamente le aspettative, di prendere coscienza di sé e della situazione, di farci i conti, di avere il piacere della scoperta, di tollerare le immani fatiche quotidiane, comprese le incompatibilità personali. Operazioni queste che, come ci dicono le statistiche, sembrano produrre più spesso esito infausto o altamente controverso, piuttosto che un stato di stabilità.
Sembrerebbe dunque essersi smarrito il “libretto d’istruzioni” di questo complicatissimo e meraviglioso giocattolo, cosicché ad ognuno di noi tocca avventurarsi e scoprire che si tratta di un percorso minato e ad ostacoli dove si può rimanere folgorati o schiantati dalla fatica o semplicemente travolti dalla confusione, risucchiati da mille questioni di natura personale e sociale per le quali oggi sembra diventato maledettamente difficile dare continuità (per chi sia interessato a questo) ad una relazione e ad una vita sentimentale.